“Primavera” di Ninì Langiulli

Analisi della poesia “Primavera” di Ninì Langiulli eseguita dalle alunne Arianna Loglisci, Alessia Filomena e Francesca Pacella, classe II B – Liceo indirizzo Scientifico “Tarantino” di Gravina in Puglia, coordinate dalla Prof. Filomena Caso.

Torna finalmente
a rifiorire
il mandorlo
nei campi
lungo le vie
ancora grigie
e gelide
di fango.
Pure se freddo e amaro
questo corto febbraio
ha già nell’aria
nel vento della sera
intenso e prematuro
il dolce profumo
della primavera.
Le primule
già fanno capolino
sul ciglio dei binari
oltre la Murgia
dopo Santeramo
e verso la marina
i mandorli
son bianchi per i fiori
e i peschi
han gonfie le punte dei rosati boccioli.
A Bellarosa
dove si ferma
la littorina
viaggiando verso Gioia ogni mattina
sono già verdi
le siepi del biancospino
già fiorito
il cui profumo amaro
entra dal finestrino
col tiepido calore
del primo sole.

Nunzio Langiulli, nasce a Gravina nel ’33 e si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Roma. Nonostante la sua intensa attività giuridica, il nostro concittadino Nunzio riesce ad affermare la sua voce di fine autore di opere in  lingua e in vernacolo di grande finitura artistica. 

Nella sua poesia “Primavera” l’io lirico assiste al risveglio della primavera cogliendo già nell’aria del “corto febbraio” i primi  segni che ne preannunciano l’arrivo. Lo sguardo del poeta in viaggio verso Gioia su una littorina coglie le primule che “fanno capolino” sui binari oltre la Murgia, accarezza i mandorli dai fiori bianchi e ci fa assistere al germogliare dei peschi attraverso una immagine plastica, il gonfiore delle “punte dei rosati boccioli”, che si fissa nella mente del suo lettore. E intanto si giunge a Bellarosa accolti dall’amaro profumo del biancospino in fiore che “entra dal finestrino con il tiepido calore del primo sole”.

Dal punto di vista metrico la poesia si articola in un’unica strofa di 36 versi liberi, perlopiù settenari e quinari, incrinati dall’uso frequente degli enjambement. Il tutto dona alla lirica una forte verticalizzazione. Sono presenti coppie di parole in rima anche se a distanza: “sera” e “primavera” (vv. 12-15), “littorina” e “mattina” (vv. 28-29), “finestrino” e “biancospino” (vv. 31-34). Non mancano tuttavia  effetti fonici di rilievo, quali l’insistita allitterazione della “r” presente in quasi  tutti i versi a partire dal titolo “Primavera”, a seguire con “torna”,”rifiorire”, “mandorlo” solo per citare i primi versi, sino al martellante “pure se freddo e amaro” del verso 9, continuato con i susseguenti “prematuro”, “profumo”, “primavera”, “primule” nel nesso consonantico “pr” ai versi 13, 14, 15 e 16, per di più in parole collocate significativamente in chiusura, sede privilegiata del verso. La durezza del suono “r” tuttavia è mitigata dalla allitterazione della labiale “m” e della palatale “n” già evidente nel primo verso “torna finalmente”, ricorrente nei versi successivi sempre  in congiunzione con il suono “r”. L’effetto che se ne ricava è straordinario perché oltre a conferire musicalità alla poesia, questi suoni riescono a tradurre la condizione propria della primavera, caratterizzata per le sue note aspre e dolci al tempo stesso. 

Il registro è medio e il linguaggio semplice, pur adottando una precisa nomenclatura botanica di ascendenza pascoliana, come ad esempio con le parole “mandorlo” (v. 3), “primule” (v. 16), “peschi” (v. 24), “biancospino” (v. 31). La sintassi inizialmente paratattica, caratterizzata da frasi indipendenti, nella seconda parte, a partire dal verso 26, diventa ipotattica, donando alla lirica un ritmo più lento e pacato, quasi ad indicare la necessità di soffermarsi per cogliere i misteri della vita.

L’avvento della bella stagione viene rappresentata attraverso l’ausilio dei cinque sensi, che costituiscono un significativo campo semantico: “grigie” (v. 6), “gelide” (v. 7), “freddo e amaro” (v.9) “dolce profumo”(v. 14) in sinestesia, “sono già verdi le siepi”(v. 31), attraverso il quale si evidenzia la rinascita della natura. Un altro campo semantico è quello del viaggio: “sul ciglio dei binari” (v.18), “oltre la Murgia” (v.19), “dopo Santeramo” (v.20) “viaggiando verso Gioia ogni mattina” (v. 29). La compresenza dei due campi semantici rende esplicito il messaggio della lirica: ogni viaggio è esperienza di rinascita per chi sa arrendersi alla meraviglia del mondo che lo circonda.

La primavera, con il suo carico di significati simbolici, ha ispirato anche altri autori, solo per citarne alcuni: Vincenzo Cardarelli – “La primavera”; Edmondo de Amicis – “Dall’inverno alla primavera”; Grazia Deledda – “Primavera”. In queste poesie il risveglio della natura è rappresentato  attraverso l’esplosione sensoriale che l’accompagna, facendo leva sui cinque sensi. Il nostro però rende più suggestivo il significato della rinascita, intrinseco alla stagione rappresentata, proprio nell’accostamento al tema del viaggio.  

La poesia “Primavera” di Langiulli ci consente di attraversare queste spesse pareti che ci fanno da corazza protettiva in questi giorni di pandemia e ci permettono di osservare, annusare e ammirare i germogli della natura che puntuali si ripresentano alla luce del sole. Purtroppo ora non c’è nessuno che possa ammirarli. La primavera è una rinascita, un nuovo inizio. Verrà anche il nostro momento di rinascere e di sbocciare come quelle primule sul ciglio dei binari chissà verso quale nuovo viaggio.

Arianna Loglisci, Alessia Filomena, Francesca Pacella
Classe II B – Liceo indirizzo Scientifico”Tarantino”
Gravina in Puglia

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